Vi racconto la storia di Colapesce, così come mi è stata raccontata da un pittore di Palermo mentre camminavo per le vie del Centro.

Colapesce era un bambino, figlio di un pescatore, che passava più tempo in acqua che sulla terra ferma.

Un giorno il Re Federico II che passava di là, chiese al bambino di entrare in acqua e cercare il tesoro che gli era caduto o che lui stesso aveva buttato in mare.
Colapesce scese in mare una prima volta e risalì dicendo di non aver trovato nessun tesoro, ma di aver visto sott’acqua una colonna sorreggere la terra sovrastante. Il Re disse allora a Colapesce di scendere di nuovo in mare e cercare meglio.

Colapesce scese e disse di aver visto una seconda colonna, questa volta lievemente bruciata come se ci fosse stato un incendio, ma ancora funzionante.

Il Re disse allora a Colapesce di scendere di nuovo e cercare ancora.

Questa volta Colapesce trovò una terza colonna, tagliata a metà, non più in grado di sorreggere la terra sovrastante.

Colapesce capì allora di aver trovato il tesoro. Era la Sicilia, che a quel tempo si chiamava Trinacria*.

Allora decise di salire sulla colonna mozzata e di sorreggere lui stesso la sua terra, ché altrimenti sarebbe caduta in mare.

La storia di Colapesce

La storia mi è stata raccontata da Pietro Sciortino, che ha rappresentato attraverso un trittico la storia di Colapesce. Non ho trovato in rete il trittico, l’immagine che vedete sopra è un suo lavoro.

* Trinacria dal greco “treis”, tre, e “àkra”, promontori, per via della sua forma triangolare.

Silvia