Elena Ferrante è una scrittrice italiana che scrive sotto falso nome, particolarmente conosciuta e apprezzata negli Stati Uniti e in Canada. Dai suoi romanzi sono stati tratti due film, L’Amore Molesto di Mario Martone, e I Giorni dell’Abbandono di Roberto Faenza. Ne La Frantumaglia spiega tra le altre cose le ragioni del suo anonimato. Nel 2015, con Storia della Bambina Perduta, l’ultimo volume deL’Amica Geniale, entra nella cinquina del premio Strega e ottiene il terzo posto.

Chi è Elena FerranteNon essendo possibile far altro, per saperne di più, che leggere i suoi libri, riportiamo di seguito un brano tratto dall’ultimo dei quattro libri de L’Amica Geniale.

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Mi ricordo che la sera di Natale me ne stavo in un angolo col bambino e contemplavo serenamente i corpi giovani, carichi di energie delle mie figlie. Mi assomigliavano tutte e nessuna, la loro vita era lontanissima dalla mia e tuttavia le sentivo parti inscindibili di me. Pensai: quanta fatica ho fatto e che cammino lungo ho percorso. A ogni passo potevo cedere e invece non è successo. Sono andata via dal rione, ci sono tornata, sono riuscita ad andarmene di nuovo. Niente, niente mi ha tirato giù insieme a queste ragazze che ho generato. Ci siamo messe in salvo, le ho messe in salvo tutte. Oh, loro appartengono ormai ad altri luoghi e ad altre lingue. Considerano l’Italia un angolo splendido del pianeta e, insieme, una provincia insignificante e inconcludente, abitabile solo per una breve vacanza. Dede mi dice spesso: parti, vieni a stare a casa mia, puoi fare il tuo lavoro anche da lì. Io dico sì, presto o tardi, lo farò.  Sono fiera di me e tuttavia so che nessuna di loro mi sopporterebbe a lungo, nemmeno Imma ormai. Il mondo è prodigiosamente cambiato e appartiene sempre più a loro, sempre meno a me. Ma va bene così – mi dissi coccolando Hamid –, alla fine ciò che conta sono queste ragazze assai brave che non hanno incontrato nemmeno una delle difficoltà in cui mi sono imbattuta io. Hanno modi, voci, esigenze, pretese, consapevolezza di sé che io ancora oggi non oso permettermi. Altri, altre non hanno questa stessa fortuna. Nei Paesi di qualche agiatezza è prevalsa una medietà che nasconde gli orrori del resto del mondo. Quando da quegli orrori si sprigiona una violenza che arriva fin dentro le nostre città e le nostre abitudini, sussultiamo, ci allarmiamo. L’anno scorso sono morta di paura e ho fatto lunghe telefonate a Dede, a Elsa, anche a Pietro, quando ho visto in televisione gli aerei che accendevano le torri di New York come si accende con un urto leggero la capocchia di un fiammifero. Nel mondo di sotto c’è l’inferno. Le mie figlie lo sanno ma solo a parole e s’indignano e intanto godono delle gioie dell’esistenza, finché dura. Attribuiscono il loro benessere e i loro successi al padre. Ma io – io che non avevo privilegi – sono il fondamento dei loro privilegi.

(L’Amica Geniale, Volume IV, Storia della Bambina Perduta, VECCHIAIA Storia del Cattivo Sangue).